Fu il primo e unico monumento che vinse Giovanni Gerbi, detto Diavolo rosso (nel 1905, l’edizione numero 1) e fu la prima corsa maschile a cui prese ufficialmente parte una donna (Alfonsina Strada nel 1917 e 1918). Nel 1919, come detto, arrivò il Ghisallo, e ne approfittò Costante Girardengo. In cima al Santuario il primo Campionissimo aveva un quarto d’ora di vantaggio sugli avversari, era così sereno che ad Erba si fermò per cambiarsi gli indumenti e fare un breve spuntino a bordo strada. Dopo la sosta, rallentò visibilmente: qualsiasi cosa avesse mangiato, non gli aveva fatto bene. Mentre il suo vantaggio diminuiva, Girardengo si fermò in un campo per liberarsi, poi riprese la sua fuga e riuscì ad arrivare al Trotter di Milano con 8 minuti di vantaggio su Belloni e sugli altri 6 superstiti, coronando con il primo Lombardia la sua stagione migliore.
Un decennio dopo, nel 1931, toccò ad Alfredo Binda trasformare la classica delle foglie morte in una delle imprese più scintillanti della sua carriera. Partì tutto solo a 96 km dal traguardo e vinse con 18 minuti di vantaggio sul secondo: prima che Michele Mara giungesse a Milano, Binda aveva avuto il tempo di ritirare il premio e farsi una doccia. Quando gli chiesero come avesse fatto a realizzare un’impresa del genere in una giornata di freddo e pioggia battente, Binda rispose: “Tutto ciò che mettevi nelle tasche si dissolveva, l’unico cibo consumabile erano le uova crude. Ne ho mangiate 34 durante la corsa.”
Dopo la seconda guerra mondiale, il Lombardia diventò uno dei palcoscenici preferiti per gli spettacoli pedalati di Fausto Coppi. «La sua tattica era semplice», spiegò Giuseppe “Pinella” De Grandi, lo storico meccanico dell’Airone. «Fausto controllava i rivali fino alle prime rampe del Ghisallo, poi li seminava. Transitava al Santuario con un vantaggio consistente, che raddoppiava scendendo verso Erba. Lì incontrava noi per il rifornimento». Coppi vinse in questo modo quattro Lombardia consecutivi, dal 1946 al 1949. Il ’49 fu il suo anno d’oro: dopo aver vinto Milano-Sanremo, Giro d’Italia e Tour de France, Coppi scattò ancora una volta sul Ghisallo, da poco diventato territorio sacro del ciclismo, e fece la differenza. Vinse con tre minuti di vantaggio su Kübler.
L’evoluzione dello sport e il rifacimento delle strade resero la salita del Ghisallo sempre meno selettiva, così Vincenzo Torriani decise di inserire nel percorso del Lombardia il temibile Muro di Sormano, una rampa di 2 chilometri al 15% di pendenza media, punte del 24%, che all’epoca era poco più che una mulattiera. Dopo le polemiche del 1962 legate alle spinte dei tifosi che permisero a Ercole Baldini di segnare il record di ascesa, il Muro di Sormano fu abbandonato dal Giro di Lombardia.