La lista dei successi e dei record è solo una traccia per seguirne l’epopea. Cinque Tour, primo ciclista a riuscirci, primo a metterne quattro in fila. Due Giri, preceduto dal solo Coppi nella doppietta giallo-rosa. Una Vuelta, primo anche tra i fenomeni della Tripla Corona, i soli sei in grado di conquistare i tre grandi giri in carriera. E poi una Liegi-Bastogne-Liegi e una Gent-Wevelgem, le uniche sue classiche, e tutto il vincibile a cronometro. Per nove volte primo al GP des Nations, la prima a 19 anni rifilando 6’ al secondo, l’ultima 13 anni dopo. Sette vittorie al GP di Lugano, tre al Trofeo Baracchi e al GP Castrocaro, e due record dell’ora: il primo omologato, il secondo no, perché nella sua purezza Jacques non accettava discussioni, nemmeno dai commissari dell’antidoping. Quando Anquetil metteva le ruote sulla pista del Vigorelli, anche i meccanici si fermavano a guardarlo incantati: Alberto Masi, figlio del telaista che fornì ad Anquetil le bici dei record, lo ricorda ancora con lo stesso sguardo stregato di quei pomeriggi di gioventù.
Si dice che durante una cronometro Anquetil avrebbe potuto pedalare con una coppa di champagne sulla schiena e non ne avrebbe dispersa nemmeno una goccia. Lo si dice mentendo, perché Jacques avrebbe allungato la mano e se lo sarebbe bevuto come ha sempre fatto, anche in corsa. Lo champagne, il fumo, le notti a giocare a poker sono stati la compagnia di tutta la sua vita. Senza di loro, Anquetil non sarebbe mai diventato Anquetil. Forse avrebbe vinto, ma tanto vinceva lo stesso, proprio come Eddy Merckx, un altro gigante imperfetto, ma la leggenda gli sarebbe rimasta più distante. Cyril Guimard definisce Anquetil un inventore totale: "Con lui appare un nuovo genere, un nuovo stile, un nuovo modo di essere". La parola d'ordine era carisma. Che parlasse o che pedalasse, quando entrava in scena Anquetil il mondo si fermava a guardarlo e ascoltarlo. Una figura magnetica. Tifosi, tecnici, giornalisti, donne e avversari, tutti rispettavano Anquetil, e lui ricambiava.
Al Giro di Sardegna del ‘67, Jacques si ritrovò a insultare chi faceva l’andatura in testa al gruppo: “Non avete vergogna ad andare a prendere quel povero diavolo che è stato davanti tutto il giorno?”. Il solitario, tale Aldo Pifferi, fu ripreso ugualmente, ma sull’ultima salita trovò la mano del campione normanno a spingerlo, con un ultimo slancio di solidarietà, prima che il fuggitivo cedesse alla stanchezza e mollasse del tutto. Alla vigilia di un GP di Lugano gli organizzatori gli offrirono del denaro perché non vincesse ancora una volta: Anquetil contrattò l’ingaggio e poi incassò, la vittoria era destinata a Ercole Baldini. Sul traguardo, naturalmente, l’ordine fu inverso, Anquetil quintuplicò la posta e nessuno riuscì a dirgli nulla, nemmeno Baldini. Come si poteva mettere in discussione cotanto talento?