Democratica, meritocratica
Nel 1998 il magazine francese Vélo chiese ai 100 migliori ciclisti del mondo quale fosse la loro classica preferita. Più di un terzo dei votanti non ebbe dubbi: la Liegi-Bastogne-Liegi venne eletta corsa più amata dai corridori. Sebbene sia possibile che negli ultimi vent’anni i gusti dei professionisti siano cambiati, le ragioni dell’apprezzamento dei ciclisti nei confronti della più antica delle classiche-monumento sono ancora valide.
La Liegi-Bastogne-Liegi, con i suoi circa 4000 metri di dislivello complessivi – la maggior parte dei quali concentrati nell’ultimo quarto di gara - è considerata da molti la corsa di un giorno più impegnativa del calendario. Nonostante le difficoltà altimetriche, è tuttavia una gara molto più democratica delle altre due grandi classiche del Nord. Se il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix, le epopee del pavé, sono corse dominate da un numero piuttosto ristretto di specialisti, alla partenza della Liegi sono ben più numerosi i pretendenti alla vittoria. Scattisti energici, passisti resistenti, scalatori veloci. Esclusi i velocisti, quasi tutte le altre categorie di corridori possono legittimamente ambire alla gloria, sul traguardo di Ans.