Una salita capricciosa | Pirelli

Una salita capricciosa

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Sull'Adriatico è iniziata la stagione calda, gli scorsi giorni di sole hanno imbrunito la pelle dei ciclisti. Il Giro d'Italia con la nona tappa vorrebbe andare in cerca di un po' di fresco, e lo fa nel solo modo che conosce, da 108 anni: guadagnando altitudine. Il gruppo allora lascia il Molise e s'avventura in Abruzzo: è una transumanza frenetica e rumorosa, quando si avvicinano le montagne la tensione sale e i nervi si tendono; le biciclette scalpitano: l'Etna non ha dato risposte, quindi si va ad interrogare il Blockhaus, versante di Roccamorice. Tutti gli uomini di classifica sono ancora in gioco.

PZeroVeloSecondo alcuni è la salita più difficile del Giro: 13 chilometri di lunghezza, i primi 10 con pendenze sempre sopra il 9%; e poi pochissimi tornanti, e vegetazione rada, il che equivale a un'esposizione al sole pressoché totale: altro che fresco, il Blockhaus può diventare soffocante. È una salita capricciosa, anche: nel 1967 rivelò al mondo i talenti di Eddy Merckx, 5 anni dopo presentò il conto al Cannibale, procurandogli per mano dello spagnolo Fuente una delle rare crisi della carriera. Blockhaus vuol dire “casa di roccia”, è il nome asburgico usato per indicare gli avamposti che l'esercito italiano costruì per contrastare il brigantaggio: bloccaus, nei documenti dell'epoca. Il Blockhaus è piena Majella; è le prime salite della storia del Giro d'Italia (18 maggio 1909, tappa Chieti-Napoli) ed è cime arrotondate da millenni di ghiacci sovrastanti. È eremi scavati nella roccia compatta, tra cui il preferito di Pietro da Morrone quando ancora non era Celestino V, ma è soprattutto una leggenda.

Una ninfa di nome Maja cercò di curare sui monti abruzzesi il gigante Ermes, ferito in battaglia, ma non ci riuscì. La morte di Ermes sconvolse Maja, che adagiò il suo corpo sul corno del Gran Sasso, poi si lasciò morire di dolore sopra la montagna posta di fronte al Gran Sasso: la Majella, appunto. La leggenda si diffuse tra i pastori locali, che l'associarono alla ricchezza di pascoli e alla fertilità della terra, ed è per questo che ancora oggi molti abruzzesi tengono alla sacralità delle montagne e dei boschi, e che i silenzi delle valli della Majella sono riempiti da favole e leggende. “Nell'impervia civiltà abruzzese”, scrisse Indro Montanelli inviato al Giro nel 1948, “le favole non sono monopolio dei bambini, come altrove: esse sono il modo di sentire e di rappresentare anche dei grandi.”

La Majella oggi è un po' meno selvaggia, ma sempre misteriosa. Approcciandola dal mare, sembra messa lì apposta per custodire i tesori di qualche pirata; ogni chilometro è buono per un agguato. Difatti, quando il Blockhaus è appena cominciato, Wilko Kelderman urta una moto della polizia inspiegabilmente ferma sulla carreggiata e si trascina dietro Adam Yates e mezzo Team Sky. Finiscono sull'asfalto Landa e Thomas, i due capitani, tra i favoriti per la maglia rosa, che si rialzano e proseguono, ma staccatissimi. Il resto della salita è uno show di Nairo Quintana, lo scalatore colombiano detto “Condor”, che s'invola tutto solo tra gli arbusti e le pietre incise dai pastori. Su alcune ci sono croci e figure, su altre frasi di povertà e disperazione. Non sono totalmente disperati gli avversari di Quintana sul traguardo, certo non se la passano tutti benissimo. Solo Dumoulin e Pinot si sono difesi alla grande, Nibali è rimasto a galla. Per tutti gli altri, riaprire il Giro dopo la tappa del Blockhaus sarà un immane sforzo di gambe e fantasia. Servirà inventarsi una favola migliore di quella del Condor. Detto niente.